Cappella di S. Quintino

Tra le numerose iniziative di significato storico-artistico intraprese dall'Abate Attilio Brunacci nella prima metà del XVII secolo per l'arricchimento del complesso monastico di Badia a Settimo, la più impegnativa fu sicuramente l'edificazione (tamponando la navata sinistra della chiesa, per fortuna senza distruggere l'unica superstite delle tre absidi della chiesa romanica, ancor oggi apprezzabile dall'esterno) della cosiddetta "cappella di S. Quintino": essa è ormai diffusamente nota con quest'appellativo, nonostante l'altare (come uno degli affreschi) fosse in realtà dedicato a S. Pietro,

Martirio di S. Stefano

Ritrovamento del corpo di S. Quintino
in quanto testimonianza significativa di coronamento di un culto plurisecolare, specifico di Settimo, per un santo che, pur romano di nascita, ebbe diffusa fortuna specie in Francia (fu martirizzato ad Amiens ed a lui si intitolano un'abbazia benedettina del Dipartimento di Somme - Mont-SSaint-Quintin - ed una città dell'Aisne), mentre in Italia restò quasi del tutto dimenticato. A Settimo, viceversa, si possedettero reliquie del santo fin almeno dal 1157 ed intorno ad esse si moltiplicarono racconti, leggende e pratiche liturgiche che si concretizzarono in appositi elaborati scritti e figurativi, in contenitori variamente preziosi dei sacri resti, in attestazioni onomastiche e toponomastiche non episodiche ecc. A dipingere l'ambiente - già pronto nel 1628 - fu chiamato uno dei massimi pittori del momento: Giovanni Mannozzi detto da San Giovanni (dall'omonima cittadina del Valdarno), che forse non a caso decise di immortalare il proprio nome con la data "1629" proprio sulla parete (a destra entrando) che raffigura il "Ritrovamento del corpo di S. Quintino" (dopo varie atrocità, tra le quali sono qui evidenziate quelle della perforazione del corpo, dalle spalle alle gambe, con giganteschi chiodi e la decapitazione, gettato in un fiume esso riemerse miracolosamente). Gli altri dipinti raffigurano: la "Consegna delle chiavi a S. Pietro" (parete sinistra), l'"Eterno in gloria" (volta), i Santi Benedetto e Bernardo da Chiaravalle ed il "Martirio di S. Stefano" (sulla parete d'ingresso) ed i Santi Stefano (non Quintino come di solito affermato) e Lorenzo (sulla parete dell'altare). Nella cappella, che fu voluta anche come luogo di conservazione ed esposizione delle principali reliquie della chiesa, ebbe poi sepoltura, nel 1645, il Brunacci stesso, come attesta una lapide iscritta, murata nello zoccolo della parete sinistra.

Eterno in gloria

Consegna delle chiavi a S. Pietro